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Mercoledì, 05 Febbraio 2020 00:00

Al via presso il depuratore di Turbigo un intervento sperimentale di Phytoremediation

Dopo un lungo periodo di gestazione, è al via il primo intervento sperimentale di phytoremediation che il gruppo CAP ha deciso di realizzare nel proprio sito di Turbigo, comune appartenente all'area metropolitana di Milano. Il progetto è a cura di rete Refit ( www.reterefit.com ) di cui TIA è partner.

Lo studio è finalizzato alla valutazione dell’efficacia della tecnologia di bonifica di phytoremediation in un’area non pavimentata potenzialmente contaminata da metalli ed idrocarburi ubicata presso l’impianto di depurazione di Turbigo. La phytoremediation è una tecnologia che sfrutta la capacità depurativa delle piante per la bonifica in situ di suoli, sedimenti ed acque contaminate.

Lo studio sperimentale è suddiviso nelle seguenti fasi:

Fase 1: raccolta e valutazione dei dati esistenti

Sono reperiti presso il Committente le informazioni, i dati, gli studi, le cartografie e quanto esistente sull’area oggetto di sperimentazione. L’analisi dei dati raccolti permetterà la definizione del modello concettuale del sito, sulla cui base verranno implementate le fasi successive.

Fase 2: rilievo in campo per la verifica dello stato di fatto dei luoghi

Fase 3: campionamenti ambientali e attività analitica di laboratorio.

Lo screening di laboratorio è imprescindibile per la scelta dell’approccio della sperimentazione di campo.

Su tutta l’area individuata si attuerà una campagna di campionamento dei suoli superficiali e profondi da sottoporre ad analisi chimiche e ambientali di laboratorio. I campioni di terreno saranno sottoposti ad analisi chimiche per la caratterizzazione ambientale del sito ai sensi del D.Lgs. 152/06.

Su ulteriori campioni si procederà alla caratterizzazione pedologica dell'area finalizzata alla descrizione delle caratteristiche chimico-fisiche e idrologiche dei suoli e del materiale parentale (litologico) subito sottostante al cosiddetto "solum" (gli orizzonti pedogenizzati) per definire le potenzialità nutrizionali dei suoli e la radicabilità. L’obiettivo è di rilevare le tipologie di suolo presenti nell'area descrivendo gli orizzonti e prelevando campioni disturbati di terreno su cui effettuare test di laboratorio per definire i differenti orizzonti.

Fase 4: sperimentazione in campo con phytoremediation.

La sperimentazione in campo verrà sviluppata in funzione delle risultanze delle analisi condotte sui campioni di suolo. Si valuteranno le migliori tecnologie di phytoremediation disponibili per la riduzione dei contaminanti inorganici ed organici individuati in sito. La sperimentazione verrà effettuata, su una porzione dell’area di circa 1000 m2 ove si rilevino le condizioni ideali per l’applicazione della tecnologia proposta. A valle del test pilota, sarà possibile definire quale sia la/le soluzioni migliori, da implementare nella successiva fase di trattamento full-scale

Il test pilota prevedrà l’allestimento di un impianto costituito da parcelle di suolo (parcelle test) ognuna di 100 m2 con una replica, su cui applicare trattamenti diversificati che nell’insieme permetteranno di capire l’azione delle diverse specie vegetali impiegate e quindi, in caso di successo, la migliore strategia applicabile.

La possibile applicazione dei i test di campo potranno configurarsi con:

  • utilizzo di una o più specie erbacee in consorzio o in rotazione;

  • una specie arbustiva associata ad una erbacea.

Per il test in campo, tenuto conto dei potenziali contaminanti presenti nel sito (metalli pesanti e sostanze di origine idrocarburica in concentrazioni non elevate localizzate negli strati superficiali del suolo) e delle caratteristiche del sito (sito con caratteristiche granulometriche idonee e non destinato all’utilizzo nel medio-lungo termine), si può ipotizzare la sperimentazione dell’efficacia della tecnologia di phytoremediation mediante l’applicazione di essenze vegetali di tipo erbaceo e/o arbustivo. Ad esempio, possono essere considerati gli utilizzi delle seguenti specie erbacee/arbustive: Brassica napus, Brassica juncea, Lupinus albus, Salix sp (i.e. viminalis), Medicago sativa, Heliantus annus, Festuca arundinacea, Cynodom dactylon, Agrostis stolonifera.

Alcune di queste specie vegetali sono in grado di assorbire e di trasformare contaminanti organici in sottoprodotti metabolici meno tossici (fitodegradazione) e, in alcuni casi, liberarli in atmosfera tramite il processo di traspirazione (fitovolatilizzazione). Altre estraggono dal suolo ed accumulano negli organi aerei elevate concentrazioni di metalli, senza presentare fenomeni di tossicità (fitoestrazione). Le piante stimolano la degradazione microbica degli inquinanti organici nella rizosfera tramite la produzione di essudati radicali ed enzimi nel suolo (rizodegradazione).

Anche gli apparati radicali possono svolgere un effetto di filtro nei confronti di metalli presenti nelle acque (rizofiltrazione) o stabilizzare gli inquinanti tramite processi di controllo idraulico (fitostabilizzazione). Nel caso specifico, le specie selezionate, applicate singolarmente o in associazione, potranno potenzialmente agire soprattutto mediante meccanismi di fitoestrazione (nei confronti di metalli pesanti) e rizodegradazione nei confronti dei contaminanti organici.

I limiti della phytoremediation sono legati al pericolo di contaminazione della catena alimentare, nei lunghi tempi di trattamento richiesti per raggiungere gli obiettivi di bonifica mediamente intorno ai 5-7 anni, e nella difficoltà di operare con le piante in presenza di elevati livelli di contaminazione (fitotossicità).

La nostra storia

Il gruppo Ti&a nasce nel dopoguerra e si sviluppa sino a diventare negli anni 90 leader in Italia nelle bonifiche da amianto.

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