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Sabato, 28 Marzo 2015 01:00

Una valida alternativa, economica e di basso impatto ambientale, alle costose bonifiche tradizionali

Refit è la rete d'impresa per il recupero e la valorizzazione di aree inquinate principalmente tramite Phytoremediation. Lo studio di pre-fattibilità di un intervento di Phytoremediation recentemente eseguito per conto di una multinazionale italiana, e qui brevemente illustrato, è un esempio di approccio al tema del recupero di aree dismesse di scarso interesse immobiliare, con tecniche di basso impatto ambientale ed a costi contenuti, per la valorizzazione del paesaggio e la condivisione da parte dell'opinione pubblica.

Inquadramento In considerazione di una possibile cessione del sito ad un comune della provincia di Milano, e per una sua conversione ad uso verde, è stato sviluppato uno studio per la valutazione in via preliminare dell’applicabilità di una bonifica mediante Phytoremediation e della sua convenienza in termini economici rispetto a tecniche tradizionali ed alternative. La Phytoremediation è una tecnologia di bonifica che consiste nella rimozione di inquinanti dalla matrice terreno sfruttando l’impiego di essenze vegetali, ossia piante, alberi o arbusti. I possibili meccanismi attraverso i quali agisce sono:

  • Fitoestrazione: semplice estrazione e accumulo dell’inquinante nell’essenza vegetale;
  • Fitodegradazione/Rizodegradazione: vera e propria degradazione dell’inquinante ad opera dell’essenza vegetale o microrganismi ad essa connessi.

Dal momento che i due processi agiscono secondo meccanismi differenti, essi sono applicati nei confronti di tipologie di inquinanti differenti:

  • essenzialmente inquinanti inorganici quali i metalli, nel caso della fitoestrazione;
  • principalmente contaminanti organici, nel caso della fitodegradazione / rizodegradazione.

Tralasciando gli aspetti tecnici contenuti nello studio, ci soffermiamo sulle conclusioni che hanno portato ad indicare l'intervento di Phytoremediation come la migliore soluzione di bonifica per questo caso specifico.

Il sito ha una superficie di 9.700 mq., in parte asfaltato ed in parte con copertura vegetale. Le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), definite dal D.Lgs. 152/06, che sono state prese come riferimento per il sito in esame, sono quelle previste per un uso di tipo verde / residenziale. Tutti i sondaggi, fatta eccezione per uno, presentano superamenti delle CSC di riferimento. I superamenti delle CSC per uso verde / residenziale sono stati rilevati nei terreni superficiali (entro 1 m di profondità), con la sola eccezione di un sondaggio, ove sono stati rilevati superamenti anche nel campione più profondo, prelevato nell’intervallo di profondità 1,3-1,6 da p.c.. Sulla base dello stato qualitativo delineato dalle attività di indagine, i terreni del sito risultano potenzialmente contaminati a causa della presenza di concentrazioni di Arsenico, Cadmio, Zinco, Idrocarburi C>12 e IPA superiori alle rispettive CSC. Per quanto concerne le informazioni litostratigrafiche locali, l’indagine precedente ha consentito di rilevare la presenza di materiali generalmente ghiaioso – sabbioso nei livelli più superficiali, passando a tessiture principalmente limose (limoso – sabbiose / limoso – argillose) a profondità superiori a 1 m da p.c. Motivazioni

La Phytoremediation può essere una valida alternativa alla bonifica tradizionale con scavo e allontanamento in discarica del materiale. Infatti le caratteristiche di inquinanti presenti, se non per un particolare nucleo con contaminazione da IPA, sono sostanze che vengono da tempo trattate con Phytoremediation con buoni risultati.

  • In sintesi la tipologia di inquinanti presente nell’area, ossia principalmente Idrocarburi C>12 e metalli pesanti, la concentrazione con la quale sono presenti, la scarsa profondità della contaminazione e la scarsa presenza di argilla sono i fattori che ne rendono favorevole l’applicazione.
  • Il basso impatto ambientale è un aspetto che rende attraente l’impiego della Phytoremediation. Se confrontata con la bonifica tradizionale che prevede scavi, movimenti terra e conferimento rifiuti a discarica, quest'attività si distingue per una quasi totale assenza di movimentazione dei materiali e nessun disagio per la popolazione, che anzi apprezzano e condividono la scelta "green".
  • Anche se i tempi della bonifica saranno più lunghi per restituire l’area ad un futuro utilizzo, in questo specifico caso si è accertata la possibilità di un’eventuale fruizione dell’area prima del completamento della bonifica, sulla base di uno specifico studio del rischio sanitario per gli utilizzatori futuri, in funzione della contaminazione presente nei terreni del Sito.
  • Messa a confronto sotto l’aspetto economico con le soluzioni tradizionali di bonifica in alternativa applicabili, la Phytoremediation è assolutamente vincente. I risparmi ottenibili sono considerevoli, in una forchetta compresa mediamente tra il 30 e l'80% a seconda dei casi. In questo, in particolare, il costo risulta inferiore del 40% circa rispetto a scavo e smaltimento, senza considerare che l'area sarebbe praticamente risistemata a verde, con criteri di architettura paesaggistica che cosituiscono il servizio integrato nella proposta Refit.

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Il gruppo Ti&a nasce nel dopoguerra e si sviluppa sino a diventare negli anni 90 leader in Italia nelle bonifiche da amianto.

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