Prevede un' importante iniziativa di Housing Sociale, con la realizzazione di 400 appartamenti e di una residenza universitaria, il progetto di riqualificazione dello scalo Greco Pirelli, risultato tra i vincitori del primo bando di Reinventing Cities, indetto dal Comune nel 2017 insieme a C40, gruppo internazionale composto da 96 città contro il cambiamento climatico e a favore della sostenibilità ambientale. Nel 2020 è stato lanciato un secondo bando, ora alle battute finali, incentrato su altri 7 siti da rigenerare, alcuni dei quali importanti snodi ferroviari di Milano ora dismessi e degradati.
Tra le opere propedeutiche alla riqualificazione dello scalo Greco Pirelli, la nostra società si è aggiudicata i lavori di disarmo ferroviario previsti.
Si tratta di una serie di lavori di natura decostruttiva e ambientale che comprendono principalmente :
- sfalcio del verde
- rimozione della pavimentazione in asfalto/calcestruzzo;
- rimozione dei binari e relativi sistemi di fissaggio/deviatori
- rimozione delle traversine ferroviarie
- rimozione del pietrisco ferroviario (ballast)
- rimozione di pali di illuminazione o trazione, e relativi plinti di fondazione
- rimozione di ogni ulteriore trovante o rifiuto rinvenuto sull’Area o nello strato superficiale di suolo nell’ambito dell’esecuzione delle Opere
- trasporto e smaltimento/recupero dei rifiuti prodotti presso centri autorizzati
Lo sfalcio del verde e la scarifica del manto stradale per circa 10 cm sono stati i lavori propedeutici ai lavori di bonifica del pietrisco. Sono stati eseguiti con particolare accortezza per evitare di entrare in contatto col ballast sottostante in gran parte di tipologia pericolosa.
Rimosso l'asfalto superficiale si è provveduto ad un campionamento del pietrisco, a campioni rappresentativi, per determinarne la concentrazione di amianto e l'indice di rilascio.
In funzione dei risultati analitici sono stati determinati i codici CER e le modalità di rimozione, a seconda si trattasse di materiale pericoloso o non.
Successivamente si è intervenuto con operatori inscritti in cat. 10 alla rimozione dei binari ferroviari. La rimozione è stata effettuata mediante il taglio a fiamma ad una lunghezza di Mt. 7,00 circa; successivamente sono stati sollevati con un escavatore munito di pinza, e poi sganciati dalle traversine. Una volta separati, i binari sono stati caricati su container per il successivo avvio a impianto di recupero. Le traversine sia in legno che in calcestruzzo armato precompresso sono state dapprima lavate in loco e accumulate all’interno dei container scarrabili per il successivo smaltimento.
Posizionati in aree strategiche della città, gli scali ferroviari milanesi dismessi, tra cui Greco Pirelli, sono al centro di un accordo di programma tra Regione, Comune e FS che punta alla loro rigenerazione ambientale ed al rilancio economico del contesto in cui sono ubicati. Oltre a Greco, Farini, San Cristoforo, Porta Romana, Porta Genova, Rogoredo e Lambrate svilupperanno nei prossimi anni progetti di grandi ambizioni dando nuova vita ad aree della città dimenticate da tempo.
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(Ultimo aggiornamento 25/01/2021)
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CORONAVIRUS STOP
Servizio di sanificazione degli ambienti ad alta efficacia virucida
Perchè sanificare gli ambienti
La sanificazione degli ambienti dove viviamo è importante per limitare il contagio dal Coronavirus e rientra nel decalogo dei comportamenti da seguire pubblicati dal nostro Ministero della Salute di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità. (punto 6 del documento: Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol)
Cosa significa sanificare contro il coronavirus
La sanificazione è efficace contro il coronavirus solo se effettuata con metodologie appropriate e con i prodotti specifici ad azione virucida. Occorre utilizzare solo disinfettanti (i cosiddetti Presidi Medico - Chirurgici) registrati presso il Ministero della Salute, la cui efficacia è comprovata secondo la normativa di riferimento (UNI EN 14476:2015) che stabilisce i requisiti per l’attività virucida di prodotti disinfettanti con dosi d’impiego e tempi di contatto stabiliti. Tali prodotti applicati correttamente garantiscono l'abbattimento della carica virale conseguente all'eventuale presenza di Covid-19 sulle superfici all'interno dei locali.
Quali sono le corrette metodologie di sanificazione
I sistemi di dispersione della soluzione disinfettante negli ambienti trattati si avvalgono di tecnologie di micronizzazione delle particelle tali da ottimizzare la distribuzione del formulato in tutte le aree e da assicurarne la sospensione in aria per un prolungato periodo di tempo.
Nelle zone adibite a produzione e magazzino ed in generale nelle grandi zone comuni sono impiegate macchine per la produzione di nebbia oppure atomizzatori spalleggiati.
Negli uffici, nei bagni, nelle cucine ed in generale nei piccoli locali si preferiscono atomizzatori che permettono al disinfettante di aderire più a lungo alla superficie senza creare sgocciolamenti che potrebbero danneggiare gli arredi, le apparecchiature ed i materiali all’interno di tali spazi.
Sulle superfici di lavoro (scrivanie, tavoli, pc, telefoni) la sanificazione è effettuata manualmente con stracci usa e getta e prodotti igienizzanti a base di alcool e ipoclorito di sodio.
Dove interveniamo
Sanifichiamo ambienti di lavoro e grandi spazi comuni come indicativamente industrie, magazzini, uffici, centri commerciali, alberghi, musei e biblioteche.
Incentivi alla sanificazione
Grazie al nuovo Decreto "Cura Italia" è previsto nel 2020 un credito d'imposta pari al 50% delle spese sostenute per la sanificazione di ambienti e strumenti di lavoro, fino ad un massimo di € 20.000. Sarà riconosciuto fino all’esaurimento dell’importo massimo di 50 milioni di euro per il 2020.
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Uomini e tecnologie al servizio dell’ambiente
Telefono 02 50 99 40 1 - email : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Dopo un lungo periodo di gestazione, è al via il primo intervento sperimentale di phytoremediation che il gruppo CAP ha deciso di realizzare nel proprio sito di Turbigo, comune appartenente all'area metropolitana di Milano. Il progetto è a cura di rete Refit ( www.reterefit.com ) di cui TIA è partner.
Lo studio è finalizzato alla valutazione dell’efficacia della tecnologia di bonifica di phytoremediation in un’area non pavimentata potenzialmente contaminata da metalli ed idrocarburi ubicata presso l’impianto di depurazione di Turbigo. La phytoremediation è una tecnologia che sfrutta la capacità depurativa delle piante per la bonifica in situ di suoli, sedimenti ed acque contaminate.
Lo studio sperimentale è suddiviso nelle seguenti fasi:
Fase 1: raccolta e valutazione dei dati esistenti
Sono reperiti presso il Committente le informazioni, i dati, gli studi, le cartografie e quanto esistente sull’area oggetto di sperimentazione. L’analisi dei dati raccolti permetterà la definizione del modello concettuale del sito, sulla cui base verranno implementate le fasi successive.
Fase 2: rilievo in campo per la verifica dello stato di fatto dei luoghi
Fase 3: campionamenti ambientali e attività analitica di laboratorio.
Lo screening di laboratorio è imprescindibile per la scelta dell’approccio della sperimentazione di campo.
Su tutta l’area individuata si attuerà una campagna di campionamento dei suoli superficiali e profondi da sottoporre ad analisi chimiche e ambientali di laboratorio. I campioni di terreno saranno sottoposti ad analisi chimiche per la caratterizzazione ambientale del sito ai sensi del D.Lgs. 152/06.
Su ulteriori campioni si procederà alla caratterizzazione pedologica dell'area finalizzata alla descrizione delle caratteristiche chimico-fisiche e idrologiche dei suoli e del materiale parentale (litologico) subito sottostante al cosiddetto "solum" (gli orizzonti pedogenizzati) per definire le potenzialità nutrizionali dei suoli e la radicabilità. L’obiettivo è di rilevare le tipologie di suolo presenti nell'area descrivendo gli orizzonti e prelevando campioni disturbati di terreno su cui effettuare test di laboratorio per definire i differenti orizzonti.
Fase 4: sperimentazione in campo con phytoremediation.
La sperimentazione in campo verrà sviluppata in funzione delle risultanze delle analisi condotte sui campioni di suolo. Si valuteranno le migliori tecnologie di phytoremediation disponibili per la riduzione dei contaminanti inorganici ed organici individuati in sito. La sperimentazione verrà effettuata, su una porzione dell’area di circa 1000 m2 ove si rilevino le condizioni ideali per l’applicazione della tecnologia proposta. A valle del test pilota, sarà possibile definire quale sia la/le soluzioni migliori, da implementare nella successiva fase di trattamento full-scale
Il test pilota prevedrà l’allestimento di un impianto costituito da parcelle di suolo (parcelle test) ognuna di 100 m2 con una replica, su cui applicare trattamenti diversificati che nell’insieme permetteranno di capire l’azione delle diverse specie vegetali impiegate e quindi, in caso di successo, la migliore strategia applicabile.
La possibile applicazione dei i test di campo potranno configurarsi con:
utilizzo di una o più specie erbacee in consorzio o in rotazione;
una specie arbustiva associata ad una erbacea.
Per il test in campo, tenuto conto dei potenziali contaminanti presenti nel sito (metalli pesanti e sostanze di origine idrocarburica in concentrazioni non elevate localizzate negli strati superficiali del suolo) e delle caratteristiche del sito (sito con caratteristiche granulometriche idonee e non destinato all’utilizzo nel medio-lungo termine), si può ipotizzare la sperimentazione dell’efficacia della tecnologia di phytoremediation mediante l’applicazione di essenze vegetali di tipo erbaceo e/o arbustivo. Ad esempio, possono essere considerati gli utilizzi delle seguenti specie erbacee/arbustive: Brassica napus, Brassica juncea, Lupinus albus, Salix sp (i.e. viminalis), Medicago sativa, Heliantus annus, Festuca arundinacea, Cynodom dactylon, Agrostis stolonifera.
Alcune di queste specie vegetali sono in grado di assorbire e di trasformare contaminanti organici in sottoprodotti metabolici meno tossici (fitodegradazione) e, in alcuni casi, liberarli in atmosfera tramite il processo di traspirazione (fitovolatilizzazione). Altre estraggono dal suolo ed accumulano negli organi aerei elevate concentrazioni di metalli, senza presentare fenomeni di tossicità (fitoestrazione). Le piante stimolano la degradazione microbica degli inquinanti organici nella rizosfera tramite la produzione di essudati radicali ed enzimi nel suolo (rizodegradazione).
Anche gli apparati radicali possono svolgere un effetto di filtro nei confronti di metalli presenti nelle acque (rizofiltrazione) o stabilizzare gli inquinanti tramite processi di controllo idraulico (fitostabilizzazione). Nel caso specifico, le specie selezionate, applicate singolarmente o in associazione, potranno potenzialmente agire soprattutto mediante meccanismi di fitoestrazione (nei confronti di metalli pesanti) e rizodegradazione nei confronti dei contaminanti organici.
I limiti della phytoremediation sono legati al pericolo di contaminazione della catena alimentare, nei lunghi tempi di trattamento richiesti per raggiungere gli obiettivi di bonifica mediamente intorno ai 5-7 anni, e nella difficoltà di operare con le piante in presenza di elevati livelli di contaminazione (fitotossicità).